La nostra epoca è caratterizzata da costanti cambiamenti che impattano inevitabilmente la vita quotidiana.
Alla base della protesta degli agricoltori c’è un malessere che rispecchia quello della società.
L’introduzione di nuovi dispositivi e macchinari comportano il perfezionamento delle tecniche in ogni settore questo però non significa che sia assente un impatto ambientale rispetto al miglioramento del nostro tenore di vita.
Talvolta si pone la necessità di regolamentare questi cambiamenti per mantenere l’equilibrio con il nostro habitat.
Il compito di trovare questo compromesso spetta dunque ai governi e alle organizzazioni internazionali.
In particolare nel nostro continente ha una forte rilevanza l’Unione Europea, che ha optato per una transizioni ecologica che tenta di conciliare sia la riduzione dell’impatto delle attività umane rispetto all’esaurimento delle materie prime che il mantenimento di uno stile di vita ottenuto all’alba di questo nuovo millennio.
Lo strumento tramite cui l’Unione vuole ottenere questo risultato si chiama Green Deal Europeo, ed è ad oggi conosciuto più che per i suoi contenuti e per il suo ambizioso progetto, per le proteste che ha scatenato in tutta Europa.
Gli agricoltori in particolare si sono trovati ad affrontare la necessità di adattarsi a regole sempre più stringenti, che a loro avviso, minerebbero la competitività rispetto ai prodotti importati ed in generale la libertà d’impresa.
Queste proteste sono caratterizzate dal blocco del traffico creato in diverse città Europee in questo periodo utilizzando mezzi agricoli, tra cui trattori, per porre l’attenzione sulle proprie richieste di emendare la nuova PAC 2023-2027.
Cosa chiedono gli agricoltori
In particolare gli agricoltori italiani richiedono, in un documento pubblicato dal Coordinamento Nazionale Riscatto Agricolo di:
- riprogrammare il Green Deal, rivedendo in modo sostanziale la nuova PAC, un divieto di importare prodotti dove non vengono imposti i medesimi vincoli e di garantire la libertà d’impresa;
- la creazione di un tavolo tecnico con la partecipazione di esperti e soggetti coinvolti direttamente nell’agricoltura;
- l’abolizione degli incentivi a non coltivare il 4% dei terreni;
- una sostanziale detassazione dell’IMU e dell’IRPEF agricola;
- il mantenimento delle agevolazioni al carburante agricolo;
- il contrasto all’entrata sul mercato dei cibi sintetici;
- la riduzione dell’aliquota IVA;
- il contenimento della fauna selvatica;
- la riqualificazione della figura dell’agricoltore.
Secondo il coordinamento, l’agricoltore apparirebbe come responsabile dell’inquinamento e non invece come soggetto che tutela l’ambiente.
Oltre queste ragioni si pone il problema della politica dei prezzi che, come sottolineato al Fatto Quotidiano da Giuseppe Romano presidente di AIAB, risulta piuttosto iniqua, visto che spesso ci si trova a vendere a prezzi più bassi di quelli di produzione.
Gli aumenti del prezzo dell’energia e il cambiamento climatico stanno provocando delle situazioni di insostenibilità per chi vuole intraprendere la carriera dell’agricoltore.
Conclusioni
L’Unione Europea e il Governo Italiano hanno iniziato ad ascoltare le ragioni delle proteste e si dicono pronte a cambiare le regole, la speranza è che si arrivi ad un compromesso che possa evitare di danneggiare le imprese ma allo stesso tempo di preservare gli aspetti che contrastano i cambiamenti climatici.